SOMEWHERE BEYOND THE SEA _ La mostra “Historia Naturalis ” di Mirco Denicolò per FestivalFilosofia 2011 [sulla Natura]



Si sentiva il mare, come una slavina continua, tuono incessante di un temporale figlio di chissà che cielo. Non smetteva un attimo. Non conosceva stanchezza. Non conosceva clemenza. Se tu lo guardi te ne accorgi: di quanto rumore faccia. Ma nel buio… Tutto quell’infinito diventa solo fragore, muro di suono, urlo assillante e cieco. Non lo spegni, il mare, quando brucia la notte.

Alessandro Baricco



Uomo libero, amerai sempre il mare! Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima nel volgersi infinito dell’onda che rotola e il tuo spirito è un abisso altrettanto amaro.

Charles Baudelaire


L’essere umano da sempre ha utilizzato il mondo come metafora di sé. Ad indicare gli universi che si  porta dentro, nel profondo. Anche noi, in questo momento, ci stiamo servendo del medesimo artificio retorico. Il mare, prima dell’avvento delle macchine, è stato l’unico vettore possibile per viaggi di portata cosmica. Da Ulisse a Magellano. Per la sua estensione, pericolosità, profondità, l’oceano è una delle figure più utilizzate, e forse più azzeccate, per indicare la mente umana e il suo percorso conoscitivo. Mirco Denicolò sprofonda dentro ai precipizi liquidi degli abissi, e ritrae le sue creature. L’abisso, regno di buio profondo e gelo, in un’economia simbolica riferita all’esistenza e all’esperienza umana, rappresenta la soglia della morte.

La Naturalis Historia è uno dei più antichi compendi sulla natura. Sulla miriade delle sue forme, e sulla loro classificazione. Il IX libro di questa proto-enciclopedia scientifica è quello sulla zoologia marina. Plinio il Vecchio lo pubblicò nel 77 dc, due anni prima della sua morte. Plinio afferma di aver consultato una cosa come duemila fonti, da Varone ad Aristotele, per riferire i ventimila fatti riportati dalla sua opera.

Denicolò sembra riprendere questa tradizione, ma in realtà la scompagina alla base, lavorando sul rapporto fra vero e falso. Gli esemplari riprodotti nelle sue opere sembrano in tutto e per tutto dei pesci esistenti, ma in realtà sono manipolazioni, che ingigantiscono particolari, innestano caratteristiche di una specie sull’altra, si mimetizzano con la natura e sono, nonostante tutto, artificio. Per caricare la portata dell’operazione, Denicolò tira in ballo un pseudo-biblium, un libro inventato e citato come autentico. L’Historia Naturalis di Denicolò risale al 1548, lo stesso anno di nascita di Giordano Bruno. Anno emblematico, sancito dalla fondazione della corporazione degli stampatori e dei librai. Il massimo, per un libro che non esiste. Quest’Historia Naturalis è quindi un compendio di specie animali, che riunisce tutta la saggezza dei fuoriusciti greci dell’Impero d’Oriente. Il libro ha una rocambolesca storia, piena di un amore bibliofilo- feticista rivolto ai caratteri di stampa, ai piombi utilizzati per fonderli, alle risme di carta. Nella sua ricostruzione narrativa creata come fondale per le opere, Denicolò evoca un’atmosfera che rimanda ai romanzi storici di Wu Ming, da Q ad Altai.  In una narrazione doppiamente falsa, lo pseudo-biblium viene consegnato all’autore da un bizzarro dandy bianco-vestito, settantenne, molto Tom Wolfe, con la laguna veneziana che fa da sfondo.Denicolò mette insieme scienza, storia, narrazione ed incisioni su argilla, per riflettere sui confini che ci sono fra il vero e il falso, la natura e la cultura, il reale e l’immaginario. Una topografia fluttuante, affilata, nebbiosa, dove si colloca l’istanza generativa dell’arte.


Testo critico scritto per la mostra Historia Naturalis, in occasione di FestivalFilosofia 2011 [sulla Natura], inaugurazione 16 settembre presso Magazzini Criminali.


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