GIU’ NEL CYBERSPAZIO___ Il cyberpunk, le filosofie orientali, la visione e la libertà nell’analisi di “Nirvana” di Gabriele Salvatores


Nirvana locandina


Questa è una gara di velocità. Devi essere come l’acqua Jimi, che arriva , si adatta alle cose, e poi prende e se ne va …

Quello è ‘nu devil, Jimi. Non starlo ad ascoltare. Escitene da lì.

Tu non devi pensare a niente. Lui ti legge nel pensiero.

Svuota la testa dai pensieri, svuota la testa. E lascia che ti arrivi l’indicazione di un’altra porta.

Devi cercare di creare il vuoto dentro di te, Jimi.

Lui è più veloce, ti devi rifiutare di giocare con lui.

La devi finire di pensare, Jimi, devi ricevere e basta.

Joystick, stanza 717, Chelsea Hotel


 Conglomerato, vigilia di Natale 2005. Da quando Lisa è scomparsa, il vuoto nella vita di Jimi è enorme. Nonostante sia un aristocratico, viva in centro, faccia il programmatore di videogiochi per la Hokosama Star, Jimi è completamente solo. nirvana-la casa e la neveGli unici rapporti che ha sono con Corvo Rosso, servizievole tassista spacciatore che gli porta a domicilio la marijuana liquida, e con la sua casa parlante, che lo pungola a finire in tempo il lavoro per la multinazionale e cerca di convincerlo a fare il bagno, manco fosse un bambino. nirvana, maijuana liquidaCon il sangue denso come catrame, Jimi sta navigando nel buio. Poi, improvvisamente, il vortice del vuoto si incrina. Tre giorni prima della consegna, il nuovo videogioco di Jimi, Nirvana, si becca un virus, e il suo protagonista, Solo, (un Diego Abatantuono con lenti a contatto azzurre e vocazione pirandelliana), acquista autocoscienza. Diego Abatantuono, Nirvana, Salvatores, 1997Solo intuisce la presenza del suo creatore, capisce che è destinato ad essere manovrato da altri e a morire mille volte di ripetizione differente. Solo sa che la sua vita è una copia della realtà, che non c’è via d’uscita, e chiede a Jimi di essere cancellato. Jimi allora decide di bruciare tutti i ponti con il passato. Parte per un viaggio attraverso le viscere del Conglomerato, che lo porterà a conoscere Joystick, Naima, Avinash, gli psicologi e gli sgherri della Hokosama Star, e la via che porta verso il suo perduto amore.Nirvana_Emmanuelle_seigner, Salvatores 1997Nirvana fa parte di un filone fantascientifico tipicamente anni Novanta, collocabile nella seconda metà dell’ultimo decennio dello scorso millennio. Questa new wave fantascientifica attinge a piene mani dal cyberpunk di William Gibson, dalle reminescenze di Blade Runner e da un’idea di futuro che ancora non riesce ad abbandonarci, perché semplicemente è l’estetica del nostro passato prossimo. Capigliature di Crazy Colors impossibili, piercing che sembrano innesti post-umani, melting pot di Oriente ed Occidente, sbirri robocop che chiedono il chip con arroganza, dottori di nome Rauschenberg, con occhiali steampunk, grembiule in cotta di maglia da Medioevo prossimo venturo e studio che sembra uscito da un’opera di Franko B.

Nirvana prende ispirazione da William Gibson per le immagini di dati che scorrono sullo schermo, a metà strada fra la fluorescenza datata del MS DOS e i titoli di Matrix. Per il virus indiano. Per il Conglomerato, traduzione di Sprawl, come la Trilogia dello Sprawl, la prima delle tre. Per gli occhi-telecamera di Joystick, che ricordano le protesi potenziate della Monnalisa cyberpunk Molly. Monna Lisa CyberpunkNirvana in effetti costituisce forse la più fedele trasposizione cinematografica della religione del cyberspazio di Gibson, in cui i cowboy della rete (o angeli) si servono di caschi, tastiere e dispositivi immateriali per volare, ovvero neuroconnettersi nel vuoto bianco in cui scorrono le infinite informazioni della rete. Le multinazionali (che Gibson chiamava con la parola giapponese zaibatsu) nascondono la traccia delle proprie brutture dietro a difese mutanti, capaci di fondere il sistema nervoso degli hacker in collegamento neuro-elettronico, di rubare la loro memoria, di chiuderla in un chip ed usarla per esperimenti. Questo è ciò che è successo ad esempio a John Gandhi Simpson, mitico pirata guerrigliero, grande maestro ed amico personale di Joystick, che ha visto in diretta la sua caduta.nirvana3Da Blade Runner provengono le prospettive rigorosamente notturne, con la neve che sostituisce la pioggia, le macchine squadrate e blindate, i neon multicolori, l’umanità spettacolare e melange, di mille razze, mode e confessioni. Le baracchine orientali con la fila, che se non mastichi non puoi stare seduto, il carnevale cinese, la scena in cui Jimi individua Solo in mezzo alla folla con scansioni sempre più ravvicinate, come Deckard che trova il profilo di Zohra dentro le fotografie dei replicanti. Talent Names - nirvana2E ovviamente i mega schermi pubblicitari che fluttuano nel cielo.Blade_Runner_6Nirvana, SchermiUna delle sequenze più memorabili di Nirvana è proprio il promo del videogioco. Una divina fotomodella cibernetica, con pelle blu, labbra sbavate di rosso, chioma rasta e gioielli di antiquariato indiano, srotola una lingua priva di frenulo che rivela la sua identità di dea Kalì. La madre del tempo, la Nera, la dea inviata sulla terra per uccidere i demoni, la cui nudità rappresenta la dissoluzione di tutte le illusioni.tenarmed_black_kali_or_mahakali_zl64 goddess_kali_pc19 mother_goddess_kali_scroll_painting_pl89Stefania RoccaLa pelle della dea promozionale di Nirvana è blu come la chioma di Naima. Naima non dorme mai, vive dentro ad un furgone lanciato con il pilota automatico sulle pericolosissime Sopraelevate, in compagnia di mille schermi e con Scavenger Type dei NoFX in sottofondo. Allo stesso modo in cui Joystick è imbattibile alla consolle, Naima è la migliore hard-tek del Conglomerato: “Posso far funzionare qualsiasi cosa abbia dentro un circuito elettrico, anche se non so a che cosa serve”. Naima capisce le macchine meglio di chiunque altro, perché è priva di memoria. I suoi ricordi sono stati cancellati da un crash neuro-frontale con un cortocircuito, mentre era collegata ad un computer. Sia la sua memoria che quella della macchina a cui era connessa sono state azzerate. Naima dovrà fare da pilota a terra a Joystick, o a un suo eventuale sostituto, quando entrerà nella banca dati della Hokosama Star per cancellare Nirvana e ridistribuire in beneficenza i fondi neri della multinazionale. Ma per fare questo devono procurarsi un virus, molto sottile e mimetico, e l’unico posto in cui cercarlo è Bombay City.nirvana6Gabriele Salvatores individua nel Conglomerato una psicogeografia. Il centro, che mostra tutta la sua inconsistenza rispetto alle periferie interstiziali, ha l’aspetto di un centro commerciale, sfavillante e militarizzato. I suoi confini sono chiusi, nessuno può entrare e pochissimi vogliono uscire. Il Conglomerato è multietnico, ma ogni razza è chiusa dentro al suo ghetto.Nirvana-marrakechIl regista ripercorre anche il suo iter creativo, mettendo Marrakesh come prima tappa della fuga di Jimi. Tappeti, kaftani, hijab, volte moresche e violinisti klezmer, per rappresentare l’altrove, come punto d’inizio di traiettorie divergenti.

C’è poi la Cina da Street Fighter del videogioco Nirvana, con il ristorante di Chung-Li, tutta la pletora di dragoni cinesi, sushi bar, umanità brulicante, vestiti con colletto alla coreana e spacchi laterali, che cambiano colore come camaleonti manga.nirvana5Infine, l’ultima tappa del viaggio, Bombay City. Annunciata da un canto sacro indiano, a cicli ritmici, e da un ritratto di Shiva, il Distruttore, colui che porta via, consolatore dei morenti e vincitore della morte. Per andare a Bombay City bisogna scendere con un montacarichi industriale, fino al cuore torrido del  Conglomerato, vicino alle caldaie della città. Scura, animata da luci arancioni  intrauterine, Bombay City è fatta di piogge di petali, mutilati, preghiere, mangiafuoco, fachiri seguaci di Kalì che si perforano le guance in trance, computer dentro a teche con altari del dio scimmia Hanuman. L’India è all’avanguardia nel campo dell’informatica, l’informatica ne ha determinato il boom economico e anche un neo-colonialismo a base di sfruttamento commerciale. Bombay City è il luogo “ dove passato presente e futuro danzano insieme, e la ragione non serve.”

night-of-shiva-2009Gabriele Salvatores individua la linea tematica più originale di Nirvana intrecciando la mistica dell’informazione cyberpunk con le filosofie orientali.

I DEVIL, ovvero le difese mutanti delle multinazionali, sono Destroying Visual Illusion, fantasmi del passato che vengono a farci paurose visitazioni, che ci parlano con la voce di altri ma usando nostre paure e proiezioni. I DEVIL ci agganciano, ci paralizzano, fino a che non è troppo tardi. E si possono incontrare senza necessariamente entrare nelle banche dati delle zaibatsu.nirvana-devil Contro di loro c’è il karma yoga che Naima insegna a Jimi. “L’azione. Fare ogni cosa meglio che puoi. Anche quello che sembra impossibile.

L’ultima tappa del viaggio è il Chelsea Hotel, leggendaria residenza della controcultura e delle stelle cadute della città di New York, teatro degli incendi di Edie Sedgwick e dei sogni finiti in follia della Factory Generation.

Il nocciolo di Nirvana sta nella sua visionarietà. Vedere vedere vedere. Attraverso gli occhiali di Rauschenberg, gli occhi-telecamera in bianco e nero di Joystick, i caschi da angelo in stile Cronenberg, gli occhiali a infrarossi del sicario Hokosama Star, il dettaglio dell’occhio azzurro di Naima alla fine del film. La rete, che Jimi si immagina come una città vista di notte dall’alto, la fine del mondo di Solo, dentro all’armadio da cui si vede l’interno della scheda elettronica come se fosse un gigantesco paesaggio. “Ma che cosa ho visto? Hai idea della roba visiva che riescono a fare al giorno d’oggi? Possono farti sembrare reale qualsiasi cosa.”

nirvana-1997-07-gL’essenza della visione non è altro che illusione. Nirvana articola un discorso sui  vari livelli di realtà, su ciò che è reale e su ciò che non lo è, sulla realtà della memoria, delle registrazioni, dei mondi virtuali, dell’immaginario. Sulla privazione della memoria, che ci impedisce di ricordare ciò che abbiamo già detto, già fatto e già vissuto, condannandoci a ripeterlo. Su come il confine fra reale ed irreale sia fluttuante, e come le cose irreali possano arrivare ad ucciderci. Nirvana ci racconta della vita che ognuno si sceglie, come più si vada avanti più il gioco si complichi, e come smettere di giocare sia l’estremo atto di libertà.

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