A NEW ERA IS COMING ___ Vortici apocalittici, streghe e demoni nell’arte di Nicola Verlato



Gli occhi neri le risplendevano come umide corone di draghi;

il volte le si era ammorbidito in una dolce maschera di sangue elettrico.

Nel chiaro lunare, Delores sembrava una città circondata dalle fiamme.

Tom Robbins, Even Cowgirls Get The Blues


I can tell the wind is risin’, the leaves are tremblin’ on the tree.

Robert Johnson, Hellhound on my trail


Black hole sun, won’t you come and wash away the rain?

Soundgarden


Crisi. Da krino, separo. Non si sente altro. Una parola di moda, di cui tutti possono vedere le molteplici declinazioni reali. Quello che ci interessa in questa sede è che il Manierismo – che i manuali di storia dell’arte fanno partire per convezione dall’anno della morte di Raffaello- nasce da una crisi e ne rappresenta il coagulo per immagini. Protestantesimo, Roma devastata dai Lanzi, il mondo che si dilata oltre le Colonne D’Ercole. Torri che crollano, Wikileaks, globalizzazione selvaggia. All’inizio del terzo millennio, il serpente si è strozzato con la sua coda, e i tempi si sono tornati a ripetere.

Non fanno altro che dire che il postmodernismo è finito, quindi come dobbiamo definire  Nicola Verlato? Post-raffaellita?

Il Manierismo cinquecentesco è stato disprezzato per molto tempo, e i primi a riqualificarlo sono stati i surrealisti, negli anni Venti. E guarda caso Verlato è anche surrealista pop. Le sue madri sembrano uscite da Pecos Fiona and Her One Woman Range War Against Troglodytic Hipsters, un lavoro dell’87 di Robert Williams, il padre indiscusso del movimento Lowbrow.

La protagonista dell’opera è Pecos Fiona, una cowgirl nuda, ad eccezione di camperos, guanti, cappello, porta-cartucce, sovra-pantaloni da mandriano e segno del bikini sull’abbronzatura. Le madri di Verlato aggiungono alla mise un naso fallico alla Arancia Meccanica, e fisici da sibille michelangiolesche “muscolose come lavandaie” (come disse Renato Barilli durante le sue lezioni di fenomenologia degli stili).

Le madri si intrecciano fra loro come i diavoli fosforescenti di Luca Signorelli, in voli vorticosi attraverso cieli in fuga.  Luca Signorelli, Giudizio UniversaleAlbrecht_Altdorfer_Gli stessi cieli delle battaglie di Altdorfer, cieli ribollenti, risucchiati dal vortice dello spazio infinito. Nel caso del maestro del Cinquecento, gli orizzonti erano esplosi per le grandi scoperte geografiche, la comparsa delle Americhe, il Nuovo Mondo. Nel caso di Verlato invece, si tratta della deflagrazione dei commerci, del Mondo Nuovo della globalizzazione.

Nella scia di decollo delle streghe, vengono trascinati serpenti, ortaggi, ruote di bicicletta, vinili, aspirapolveri, lavandini, teschi e pupazzetti di Kidrobot. Flaconi di detersivo per i piatti, sturacessi, pompon di cheerleader, donuts ricoperti di cioccolato. E poi crostate di mele, sedie a rotelle, motoseghe, pillole, tenaglie, giocattoli sessuali e cotton fioc. Le madri comandano gli elementi, per creare l’uragano definitivo, che faccia piazza pulita dei gingilli del mondo civilizzato.

Nicola VerlatoCome le cowgirl di Tom Robbins, le madri si accoppiano fra di loro, nella vertigine del volo. Loro sono il nuovo sesso, una genia di streghe post-femministe di orientamento butch. Gli unici uomini ammessi come spettatori delle loro estasi sono Freewheeling Franklin, l’easy rider tossico del trio a fumetti dei Freak Brothers, l’eroe della frontiera del Far West Davy Crockett, e qualche rinsecchito scheletrino da impalare e decapitare in un campo di amanite muscarie, per farne il cappone del brodo che bolle nel calderone.

midsummer nights dreamSe i cieli di Nicola Verlato sono l’habitat delle terribili madri, cosa succede sulla terraferma? Niente di meglio. Gli hoolingan e i pseudomilitanti spaccano tutto. I soldati scattano all’erta. I padri mettono in mostra i muscoli sopra i loro figli narcotizzati e nudi, in uno strano giardino in cui solo gli animali hanno occhi per vedere. 03-hooligans3 The GardenDemoni bianchi fanno esercitazioni terroriste iper-reali nella scuola di Columbine.

Nicola Verlato, Another Episode James Dean precipita giù da un pozzo di petrolio in fiamme, nel setting de Il Gigante, il suo ultimo, bruttissimo film. Per dimostrarci la bellezza del fallimento.

Insomma, con Nicola Verlato è inutile tentare di sbarazzarsi dal paradigma postmodernista. Uno dei comandamenti del postmodernismo è la sincronizzazione di tutti i tempi.  E qui abbiamo le catene di energia ritmica delle battaglie di Leonardo, Winnie the Pooh, il panico delle orge di Dioniso, i contratti firmati da Robert Johnson sulle foci del Mississippi, assieme al Signore dei Crocicchi,  i bagliori endogeni di Tintoretto, i fumetti underground della love generation, i colori solforici di Pontormo, la gioventù bruciata degli anni Cinquanta, le ascensioni spettacolari di Pietro di Cortona. Ambientate però in un mondo dove non ci sono più dei né eroi né allegorie, ma solo demoni, antieroi e strategie di mercato.

Nicola Verlato, Mothers 2


Pubblicato nella rubrica mensile il 25 settembre 2011 su Lobodilattice


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