CORROTTI _ La mostra di Luigi Ottani


 

Luigi Ottani, fotografo e fotoreporter, alla fine di quest’estate è stato colpito dalla peggior catastrofe che possa accadere ad un professionista che utilizza i media elettronici: l’hard-disk del suo computer si è bruciato senza che egli avesse realizzato le copie di back-up dei suoi ultimi lavori. Dopo aver impiegato un software di recupero dati, Ottani ha constatato come la macchina informatica in avaria avesse modificato e riassemblato le sue fotografie, restituendogli delle immagini follemente scomposte, frammentate, riunite, colorate a tinte fluorescenti e lisergiche. L’idea della mostra nasce dall’applicazione, involontaria ma rigorosa, del principio buddista del wu-wei, il non-agire, inteso non come passività e inerzia, ma come spirito di adattamento armonico alla realtà e ai giochi del caso. Un caso che, in sinergia con un malfunzionamento del software, ha dato risultati di un gusto sbalorditivo, che hanno a monte gli esperimenti aleatori dell’avanguardia Surrealista, e coniugano la tecnica del cut-up, amata da William Burroughs e da David Bowie, con dei risultati che sembrano frutto della più raffinata agenzia di design contemporaneo. C’è un pannello in cui dominano i colori acidi, il lilla, il giallo, il fucsia, il turchese, e lo spazio si suddivide perfettamente come in un quadro di Mondrian:  in un modulo si vede un muro di mattoni, nell’altro delle guglie nere contro un cielo ultra-violetto. La foto di partenza, ci crediate o no, raffigurava l’apertura delle celebrazioni per l’anniversario di Enzo Ferrari, i mattoni sono quelli del municipio di Maranello, e la macchia di giallo una Ferrari in primo piano. Un altro pannello, inquadrato da una porta e illuminato da dietro come una light box, mostra un tralcio di foglie su fondo bianco, e due riquadri di striscioline multicolori che ricordano gli  indumenti di maglia dell’atelier Missoni. In principio era una sposa. Poi altre opere con tinte scure, neri verdi e viola, un viso maschile con la montatura degli occhiali in evidenza, e le bande della “corruzione” che sembrano i display delle bande di frequenza. Non è il flier di un club berlinese, ma un uomo del volontariato di Sassuolo che tiene in mano un quadro di Fausto Coppi.


 

Pubblicato il 21 ottobre 2008 su L’Informazione Download pdf


 

 

 

Luigi Ottani, fotografo e fotoreporter, alla fine di quest’estate è stato colpito dalla peggior catastrofe che possa accadere ad un professionista che utilizza i media elettronici: l’hard-disk del suo computer si è bruciato senza che egli avesse realizzato le copie di back-up dei suoi ultimi lavori. Dopo aver impiegato un software di recupero dati, Ottani ha constatato come la macchina informatica in avaria avesse modificato e riassemblato le sue fotografie, restituendogli delle immagini follemente scomposte, frammentate, riunite, colorate a tinte fluorescenti e lisergiche. L’idea della mostra nasce dall’applicazione, involontaria ma rigorosa, del principio buddista del wu-wei, il non-agire, inteso non come passività e inerzia, ma come spirito di adattamento armonico alla realtà e ai giochi del caso. Un caso che, in sinergia con un malfunzionamento del software, ha dato risultati di un gusto sbalorditivo, che hanno a monte gli esperimenti aleatori dell’avanguardia Surrealista, e coniugano la tecnica del cut-up, amata da William Burroughs e da David Bowie, con dei risultati che sembrano frutto della più raffinata agenzia di design contemporaneo. C’è un pannello in cui dominano i colori acidi, il lilla, il giallo, il fucsia, il turchese, e lo spazio si suddivide perfettamente come in un quadro di Mondrian: in un modulo si vede un muro di mattoni, nell’altro delle guglie nere contro un cielo ultra-violetto. La foto di partenza, ci crediate o no, raffigurava l’apertura delle celebrazioni per l’anniversario di Enzo Ferrari, i mattoni sono quelli del municipio di Maranello, e la macchia di giallo una Ferrari in primo piano. Un altro pannello, inquadrato da una porta e illuminato da dietro come una light box, mostra un tralcio di foglie su fondo bianco, e due riquadri di striscioline multicolori che ricordano gli indumenti di maglia dell’atelier Missoni. In principio era una sposa. Poi altre opere con tinte scure, neri verdi e viola, un viso maschile con la montatura degli occhiali in evidenza, e le bande della “corruzione” che sembrano i display delle bande di frequenza. Non è il flier di un club berlinese, ma un uomo del volontariato di Sassuolo che tiene in mano un quadro di Fausto Coppi. Visibile presso la Galleria Nemesis di Sassuolo, in settimana dalle 15 alle 20, per le fiere di ottobre dalle 10 alle 20.

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