Il paradiso artificiale di Francesco D’Isa è pervaso da un erotismo raffinato e crudele. Guardare le sue opere è come entrare in un boudoir dei supplizi, rivestito con carta da parati color pastello. Un luogo in cui le mutilazioni vanno esibite come qualcosa di terribilmente elegante, prova di un feticcio d’amore, di un dono elargito ad un amante che vuole sempre avere qualcosa dell’amata a portata di mano. Per poterlo adorare, come se fosse lei nella sua interezza. Gli arti mancanti si avvolgono in morbide volute, oppure vengono cauterizzati con tondi perlacei e segni concentrici.
Sulla gola, sulla schiena e sul petto delle modelle a volte si aprono dei pertugi circondati da labbra ulteriori, da scostare con le dita, da penetrare con righe nere nette come lance.
I capelli si compattano intorno alle teste in grappoli di spirali Art Nouveau, in corone e piviali intarsiati. Elmi, cyber-strutture di osso, aureole.
O forse gli effetti della neurofibromatosi, composti in modo decorativo.
L’amore per la deformità è un amore pervasivo: si riscontra nell’ipertrofia vaginale della Stupratrice, in quella di Maya, e nella PornSaint Nya Yu, donna-rinoceronte, fenomeno da baraccone con dietro la carovana dei freak.
Le PornSaints formano un ciclo pittorico dal contenuto concettuale rivoluzionario. La santità viene loro conferita grazie a quello che per i benpensanti è l’eccesso di peccato: una vita sessuale estrema. Come quella delle prostitute. Ma se oltre alla dicotomia oppositiva peccato/santità facciamo saltare anche quella che contrappone sesso ed amore, l’equazione si ricompone nell’equivalenza tradizionale fra santità e amore. Amore-sesso come dono di sé, non importa se retribuito come spesso esigono le pornai.
Dopotutto, anche molti santi cristiani esigono l’obolo per fare la grazia. E sono certamente meno affascinanti dell’ossuta Madison Young, avvolta in un cilicio di perle nere.
O della sorridente Casey Parkey che, con quell’aria così Sixties, si genuflette per fare le sue devozioni.
O della mutante e statuaria Terri Summers, striata e senza braccia come la Venere di Milo, ma con qualcosa in più lungo la spina dorsale.
San Giorgio il drago dovette ammazzarlo, mentre la divina Anna the Nerd, con le sue occhiaie nere, il suo corpetto di vertebre, e la sua abilità a schivare le pallottole, riesce ad ammansirlo e tenerselo ai piedi come un cagnolino.
Ava Rose si manifesta spesso in un palazzo vittoriano della California. Il suo attributo principale è una sedia da segretaria, il suo animale sacro è la gallina. Il pennuto le serve per dissimilare la sua vera natura, che fa paura, e che traspare dallo sguardo.
Bella Vendetta indossa un lungo abito di latex nero, ed esiste davvero. Nel mondo reale in cui, assieme al suo consorzio di consorelle pornocrati, si adopera per compiere il più alto numero di atti osceni. E in quello dell’etere, dove i reliquiari delle sue perversioni vengono esposti per potere essere adorati ed imitati.
Vanessa Lynn invece è un’amante della bestialità, in cui le piace specchiarsi e riconoscersi.
La PornSaint Nana ha una lunga crinolina virginale, ma la sua aureola potrebbe avere degli usi impropri. Sant’Europa è come una terra da conquistare e, una volta conquistata, si può smontare come una Barbie. Ma è meglio privarla delle braccia, per scoraggiare qualsiasi tentativo di ribellione.
Le Pornsaints di Francesco d’Isa costituiscono l’ultima specie di ultradonne, seducenti come il frutto del connubio fra la Salomè di Beardsley e un corpo mutilato di Louise Bourgeois.