/HOUSE__LAND/ _ Protesi simboliche nell’arte di Nicola Nannini


nannini galline


Dalla conchiglia si può capire il mollusco, dalla casa l’inquilino.

Victor Hugo


L’uomo ama tutto ciò che serve alla sua comodità e odia tutto ciò

che lo infastidisce e vuole strapparlo dalla posizione sicura che ha raggiunto.

È per questo che ama la casa e odia l’arte.

Adolf Loos


And I thank for bringing me here

For showing me home

For singing these tears

Finally I’ve found that I belong here

Depeche Mode

La produzione di oggetti è una delle caratteristiche differenziali dell’uomo rispetto agli animali, ciò che segna la disgiunzione fra natura e cultura. Una delle grandi tendenze dell’arte contemporanea è quella della catalogazione. Inserendosi nell’antica prassi di collocazione dei viventi in erbari e bestiari, Nicola Nannini colleziona tipologie umane, e per distinguerle le une dalle altre utilizza le loro protesi simboliche, ovvero i loro oggetti.

Possono essere oggetti di piccolo formato, come complementi d’abbigliamento ed accessori, ma anche macro-oggetti, come le case. Questi oggetti vengono rapportati ai loro proprietari, in un vario sistema di grandezze e configurazioni stilistiche, a seconda delle orbite di attrazione degli universi di riferimento. I piccoli oggetti – cellulari, pipe, rossetti, portafogli, bastoni da passeggio – gravitano intorno alla figura dei loro portatori, in mezzo al vuoto.Le case, collocate in esterno, si affiancano ai loro proprietari. Lo sguardo si concentra sulle dimore umane, gli oggetti più grandi che possono rientrare nell’inventario di possedimenti dell’uomo comune. Comprare la casa è il traguardo consumistico per eccellenza. Le abitazioni rappresentano i loro proprietari, in tutte le possibili declinazioni di banalità, personalità, cura,  incuria, cupezza, luce, come assorbendo i sentimenti di chi vi transita per il tutto il tempo della sua esistenza. Le case in fondo sono luoghi di passaggio, destinati a sopravvivere a chi le ha costruite.

Configurandosi come realismo figurativo, lo stile di Nannini si anima di fuochi fiamminghi di iper-focalizzazione, zone ibride di movimento, e territori che non interessano né allo sguardo né alla memoria, e che quindi rimangono non-finiti. Una topografia emozionale, passata attraverso il setaccio dello spazio e del tempo.

Nello stesso modo in cui nei ritratti viene mostrato ciò che di solito non si vede, ovvero il contenuto delle tasche e delle borse dei soggetti, anche la rappresentazione delle case spesso è data dal punto di vista dei giardini posteriori, con i loro ammassi di disordine ed entropia.

Sia nei ritratti di umanità segnaletica, sia nelle vedute, Nicola Nannini possiede un’unità di intenti. Quella di chi rappresenta come gli esseri umani finiscano per appartenere ai segni della loro cultura. Ovvero ai loro oggetti.


Testo critico e curatela per la mostra /HOUSE__LAND/, inaugurazione 11 novembre 2011, presso Galleria Annovi.


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