SHELLEY E IL CICLO ERMENEUTICO DEL FELTRO __ La Mostra “Felt” di Shelley Himmelstein__


Felt è una parola dal significato plurimo. Participio passato del verbo to feel: toccare, sentire, pensare. Gesto di esplorazione dei sensi, di rielaborazione cognitiva, emotiva ed intellettuale.
Felt indica un tessuto, il feltro, la felpa, il pannolenci.
Infine, la stessa parola può significare anche penna, o pennarello.
Tutte le sfumature del termine vanno a comporre l’arcipelago del fare artistico: il supporto, il materiale utilizzato sul supporto, e la dialettica fra io e mondo. Quel ciclo estetico/poietico di percezione, sensazione, rielaborazione.
Nella serie pittorica dei Felts, Shelley Himmelstein utilizza pezze di feltro come morbida base su cui riversare il colore, per ottenere diagrammi emotivi, mappature astratte di eventi e stati d’animo.

Ma partiamo dal supporto.
Il feltro è una fibra animale, solitamente lana cardata di pecora. Un tessuto sottoposto ad invecchiamento precoce: intriso di acqua calda e sapone, manipolato fino ad ottenere la compenetrazione delle squame corticali dei peli. Il feltro non è pesante, ma nello stesso tempo isola e tiene caldo. È stato il primo materiale impermeabile impiegato dall’uomo per confezionare vestiti e suppellettili. Soffice al tatto, resistente, malleabile in varie forme. Dalle tende dei nomadi dell’Asia Centrale, all’incarnato di pesca delle bambole Lenci, fino ai gioielli di lana cotta ai flea-market.

Per fare il feltro ci vogliono umidità e temperature elevate, strofinamenti e pressioni. Il supporto della Himmelstein è quindi un materiale che riunisce origini ancestrali ed apparenza high-tech, sensualità biomorfa e prestazioni che coniugano la leggerezza, la duttilità, il calore. Tutto ciò che è implicato nell’estetica soft.Per quello che riguarda invece la tecnica, il linguaggio impiegato dalla Himmelstein lavora per sottrazione. Un codice pittorico ridotto ai minimi termini, in cui il colore e il gesto riassumono eventi, persone, fondali, stati percettivi. Narrazioni fatte mediante un action painting ludico e sognante. Non a caso una parte dei feltri è stata realizzata in tempo reale durante le partite dei mondiali, tracciando una topografia vettoriale del gioco, uno schema di tutte le sue impennate emotive, una sintesi visiva dei risultati. I colori penetrano negli strati porosi e multilivellari della stoffa, configurando un palinsesto: le sfumature sovrapposte accentuano l’impressione di morbidezza e calore, e l’opera sembra invitare lo spettatore a toccarla, per esperire la sua texture da bozzolo.  La porosità della tela raccoglie sulla superficie le campiture più dense, facendo penetrare quelle più diluite in profondità. L’impressione è che la superficie dell’opera venga sfondata, mostrando uno spazio che soggiace ad essa, segreto e digradante. shell

Nel ciclo pittorico Felts la Himmelstein lavora sulle coppie antitetiche, conciliando superficie e profondità, antichità e contemporaneità, narrazione e astrazione, con risultati ipnotici come un paesaggio fuori fuoco.


Testo critico scritto per la mostra Felt di Shelley Himmelstein, inaugurazione 30 aprile 2010 presso Magazzini Criminali


Torna in alto