NADSAT _ RITUALI E LINGUAGGI DELLA GIOVINEZZA: La realtà e le vie di fuga dalla realtà secondo 15 artisti contemporanei


Andrea Simoncini Gibson, Meditation, 2010Don’t cry, don’t raise your eyes, it’s only teenage wasteland

The Who, Baba O’Riley


Diciotto anni in Italia è il tempo in cui si vota e si guida la macchina (ma la moto può essere guidata prima), mentre negli Stati Uniti la frontiera burocratica fra adolescenza e gioventù è più frastagliata: a sedici anni si può guidare, a diciotto si può votare, a ventuno si può entrare in un pub a bere una birra, col risultato che un cittadino può essere considerato abbastanza maggiorenne da morire per la patria come soldato, ma non per ordinare un alcolico al bar. (…) Un calciatore di ventotto anni è “maturo” nel mondo del pallone, anche se è giovane nel mercato matrimoniale. Addirittura, un nuotatore o una ginnasta di ventidue possono essere “vecchi” sportivamente. Al contrario, si parla di “giovane scrittore” per persone sopra i quaranta anni.

Marco D’Eramo, L’Inafferrabile Giovinezza


A clockwork orange

Primavera di baci, di carezze ed ebbrezze,

non ritorna mai più

come un sogno se ne va la gioventù, la bella età.

Giuseppe Godono, Primavera di Baci, 1913


 Forse stavo diventando troppo vecchio per quel genere di seigiorni che stavo facendo, fratelli. Ormai avevo diciotto anni compiuti. A diciotto non si è più tanto giovani. A diciotto anni Wolfang Amadeus aveva scritto concerti e sinfonie e opere e oratori e tutta quella sguana, no, non sguana, musica celestiale. E poi c’era il vecchio Felix M. con la sua Ouverture di Sogno di una notte di mezza estate. E poi c’era questo poeta francese messo in musica dal vecchio Benjy Britt, che aveva scritto tutte le sue poesie migliori all’età di quindici anni, O fratelli miei. Arthur, si chiamava di nome. Quindi a diciotto anni non si era poi così giovani.

Alex, Arancia Meccanica


Arthur Rimbaud

La giovinezza può sembrare una categoria universale, sovra-storica, un concetto assoluto che ha sempre trovato riscontro nella realtà. A quanto pare, a tutti tocca essere giovani. Ma, a parte la biologia, è sempre stato così?

Nel mondo classico, in quello medievale e perfino in quello moderno la giovinezza era un lusso per ricchi. Finita l’infanzia, pochi privilegiati potevano godere di un periodo interstiziale di libertà, formazione e sperimentazione in cui non fossero già presenti i doveri della vita adulta. Per molti secoli, le bambine si sono sposate intorno ai dodici anni. A diciassette anni, gli antichi abitanti di Roma passavano direttamente dalla toga praetexta, che indicava lo status della fanciullezza, a quella virile. Per le classi sociali più basse spesso non esisteva nemmeno l’infanzia. I servi della gleba, ad esempio, iniziavano a fare i servi della gleba fin dalla più tenera età. È nell’Ottocento che, complice la nascita del romanzo di formazione, la giovinezza inizia ad essere valorizzata come periodo fondamentale nello sviluppo dell’essere umano. L’Europa brucia e i giovani iniziano a farsi notare sulle barricate. I totalitarismi mistificheranno la giovinezza come categoria rivoluzionaria. Col boom economico degli anni Sessanta, i giovani verranno individuati come consumatori ideali, risvegliando l’interesse dei sociologi, dei giornalisti e degli addetti al marketing. Ora, all’inizio degli anni Dieci del Ventunesimo secolo, quest’età appare come un must esistenziale da cui è sempre più difficile uscire.

“Nadsat” è un suffisso russo che corrisponde all’ inglese teen. Anthony Burgess usa questa dicitura per indicare la neo-lingua in cui è scritto il suo epocale romanzo Arancia Meccanica. Uno slang esoterico, che incrocia russo, tedesco e inglese con onomatopee e neologismi. Esoterico perché si crea e si distrugge in continuazione, e solo gli iniziati possono capirlo. Chiaramente, gli iniziati sono appunto i teenager, gli adolescenti. La lingua artificiale di Burgess è paradigmatica per rappresentare la giovinezza. Violenta, estremista, colorita, rutilante, bellissima, criptica, incomprensibile per chi non ne fa più parte.

La collettiva NADSAT è una ricerca sulla gioventù contemporanea, vista attraverso gli occhi ipermetropi della nuova generazione degli artisti italiani. NADSAT indaga il rapporto che i giovani hanno con la realtà, attraverso i filtri del mondo fenomenico, del lavoro, del corpo. Verranno svelate le vie di fuga dalla realtà – come il trinceramento nell’infanzia o nelle dipendenze – e i modi di manipolarla, nel mito evergreen dei giovani che vogliono cambiare il mondo, attraverso politica, arte, moda, subculture. Infine, verranno prese in considerazione le modalità relazionali, in cui il rapporto con l’alterità diventa fondamentale nella costruzione (o nella distruzione) del proprio io. E quindi i rave, le sommosse di strada, il consumismo, il narcisismo, il suicidio, la solitudine, il sesso, le dinamiche di coppia.

Attraverso modalità trasversali, NADSAT ci offre una prospettiva sul futuro. Perché le nuove generazioni, le loro maniere di confrontarsi con la realtà, i loro modi di interazione reciproca, le loro percezioni, i loro immaginari, i loro linguaggi e i loro universi di senso saranno artefici del mondo che verrà.


 LA REALTA’, GRADO ZERO __MASSIMILIANO ZAFFINO Massimiliano Zaffino


Un sogno ricorrente nel tempo dell’attesa
un sogno ricorrente nel tempo dell’attesa
un sogno ricorrente nel tempo dell’attesa

Assalti Frontali


  L’epifania è un momento in cui la realtà delle cose ci soggioga come una rivelazione

James Joyce


“I want to live like common people

I want to do whatever common people do

I want to sleep with common people

I want to sleep with common people like you”

 Pulp, Common People


Che cosa fate ancora qui
vestiti da comparse
ci vuole una vacanza più lunga
per capire dov’è arrivata la storia. Vi vedo belli ragazzi
belli come non vi ho visti mai

Tre Allegri Ragazzi Morti, La Poesia e la Merce


 You’ll never live like common people You’ll never do whatever common people do You’ll never fail like common people You’ll never watch your life slide out of view

 Pulp, Common People


Massimiliano Zaffino, untitled 1Spiagge scorporate dalla luce di mezzogiorno, una triade di bagnanti ventenni con i loro costumi di Calzedonia o della Golden Lady. Gruppi per strada, in attesa di qualcosa. Una ragazza china su un plico di fotocopie, con addosso tuta e scarpe della Onitzuka Tiger. La realtà delle giovani generazioni ha un grado zero, di oggettività fenomenologicamente assoluta, e per documentarla non è per forza necessario usare il medium fotografico. Massimiliano Zaffino rappresenta questo orizzonte, in opere ad olio che sembrano fotografie scattate per caso. Nelle strade, nelle case, nei luoghi di passaggio o aggregazione, nei centri commerciali. La loro luce miscela natura ed artificio, il sole e la luminosità gelida del neon. Le opere di Zaffino assomigliano a scorci rubati alla prospettiva di webcam intelligenti, capaci di rivelare i significati nascosti della realtà. Queste epifanie sono di non facile decrittazione, e da esse emerge una molteplicità di dati. La rarefazione di persone, oggetti e sentimenti, l’evidenza intrusiva delle merci, un senso di attesa, di sospensione, di malinconia.

Occultando il proprio stile con un estremo realismo, Massimiliano Zaffino rappresenta il grado zero della vita, evidenziandone la solitudine, il rapporto con gli oggetti, i preziosi e rari momenti di luce.

Massimiliano Zaffino, romantica


 LE VIE DI FUGA DALLA REALTA’: RITORNO ALL’INFANZIA

Angela Loveday e Claudia Zicari Angela Loveday, the happy family, fear, 2009


Quando l’infanzia muore, i suoi cadaveri vengono chiamati adulti ed entrano nella società, uno dei nomi più garbati dell’inferno. Per questo abbiamo paura dei bambini, anche se li amiamo: sono il metro del nostro sfacelo.

Brian Aldiss


Non crescerò mai, io non crescerò mai

e un bambino perverso sarò, o bugiardo e innocente

però adulto mai adulto mai

disobbediente e ostinato

e se vi turbo vi sconvolgo!

Bi…bi…bi…BIMBO ASSASSINO

un bambino, un bambino…

Ivan Cattaneo, Bimbo Assassino


Like the latest fashion

Like a spreading disease

The kids are strappin’ on their way to the classroom

Getting weapons with the greatest of ease

The Offspring, Come Out And Play


 L’atteggiamento del bambino presenta numerose analogie con quello del primitivo nei confronti degli animali. Il bambino non prova ancora l’orgoglio proprio all’adulto civilizzato che traccia una netta linea di demarcazione tra sé e tutti gli altri rappresentanti del regno animale.

Sigmund Freud


 Pass me that lovely little gun
My dear, my darling one
The cleaners are coming, one by one
You don’t even want to let them start

Nick Cave, O Children


Angela Loveday, the Happy Family, 2009Uno dei vettori di fuga dalla realtà tipico della giovinezza è quello che conduce all’indietro, nell’età immediatamente precedente, l’infanzia. Tendenzialmente più protetta, l’infanzia è ricca d’incanto, priva delle zavorre della logica, e i suoi conflitti si risolvono con escamotages magici. Nasce quindi il rifiuto di crescere, spesso dissimulato da modi pseudo-adulti, con il rifiuto del cibo che nasconde il rifiuto del sesso, o la dipendenza dalle droghe che sostituisce la smania per i giocattoli. Angela Loveday rappresenta corpi oltre la soglia dell’adolescenza, con paramenti infantili, codini di cavallo, abiti da scolaretta in stile riot grrrls. Kastuhiro Otomo, Akira, 1988,toysQuesti corpi indossano maschere di peluche, assomigliando ai pupazzi abnormi, perturbanti e distruttivi del manga giapponese Akira, ma anche, alla luce del sole, i giocattoli cheap che si vincevano ai baracconi negli anni Ottanta. Questi bambini e bambine troppo cresciuti portano maschere antigas e armi, per continuare a giocare alla guerra, non volendo limare le conflittualità caratteriali tipiche dell’infanzia. Si muovono in un ambiente pieno di ombre, simile ad una casa per bambole, oppure su cigli della strada che ricordano gli incubi e le tragedie on the road di David Lynch.

AngelaLoveday happy familyProprio David Lynch offre lo spunto per decrittare il titolo della serie, The Happy Family. I mostruosi genitori di Laura Palmer, quelli di Betty di Mulholland Drive, la madre-strega dell’Ovest di Lula in Cuore Selvaggio costituiscono un monito. Per capire che per smettere di essere bambini bisogna fuggire dalla casa delle bambole e dai suoi burattinai.

DAvid Lynch, Wild-at-Heart, 1990, Lula's motherClaudia Zicari, copertaStesso edificio concettuale si riscontra nelle sculture di Claudia Zicari: lo scheletro di una carrozzina vintage, privata ormai dell’abitacolo-bozzolo in cui rifugiarsi, su cui rimane solo il drappo di una coperta lavorata al traforo. Apparentemente morbida, in realtà la coperta è fatta di un materiale tossico, il piombo. La fine dell’infanzia è ricordata anche nell’opera La Bambina Guerriera, in cui le foglie secche dell’autunno si mischiano con scarpine infantili lise e troppo piccole per venire indossate, in un cammino virtuale a ritroso purificato dal sale e percorribile solo tramite la memoria.

Claudia Zicari, la bambina guerriera


 LA REALTA’: IL LAVORO _Salvo AlessiSalvo Alessi, ecce broker


Il fine è solo l’utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l’imperativo è vincere, e non far partecipare nessun altro, nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro. Niente scrupoli o rispetto verso i propri simili, perchè gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili.

Frankie HNRG, Quelli che Benpensano


La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Costituzione Italiana, Articolo 4


Keep you doped with religion and sex and TV
And you think you’re so clever and classless and free
But you’re still fucking peasants as far as I can see
A working class hero is something to be

John Lennon, Working Class Hero

Salvo Alessi, grande fratello


Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

Costituzione Italiana, Articolo 36


Stipendio dimezzato o vengo licenziato
A qualunque età io sono già fuori mercato
Caparezza, Eroe


È evidente che più la società si fa tecnologica, più si riducono i posti di lavoro. E paradossalmente quello che è sempre stato il sogno più antico dell’uomo, la liberazione dal lavoro, si sta trasformando in un incubo.

Umberto Galimberti


Sono tanti, arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti, sono replicanti. Come lucertole si arrampicano, e se poi perdon la coda la ricomprano. Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno, spendono, spandono e sono quel che hanno.

Frankie HNRG, Quelli che Benpensano


Salvo Alessi, 111Finora, nell’orizzonte della civiltà moderna, il lavoro è stato il fondamento dell’identità personale. “Cominciare a lavorare” era il rituale che segnava il passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Ma ora che le strutture epistemologiche della modernità sono crollate, il principale, forse unico rito di passaggio occidentale è collassato assieme a loro. E quindi lavoro interinale, precario, atomizzato, stage non retribuiti per fare curriculum, stati di formazione eterni e chiusi come un limbo da cui è impossibile uscire, stipendi di giovani creativi che sembrano conti di ristorante, regressioni pre-novecentesche senza ferie, malattia, licenziamento. Per le nuove generazioni la percezione del proprio collocamento nel mondo del lavoro si apre ai concetti di stagnazione, disperazione, impossibilità. Bourdieu afferma che la percezione della giovinezza ha a che fare con le innumerevoli possibilità di determinazione, quando virtualmente si potrebbe diventare qualsiasi cosa. Ma per chi viene dopo la legge Biagi non c’è nessun rito di passaggio, non si può cessare di essere giovani e nemmeno diventare adulti, perchè manca una reale spettrografia di possibilità rispetto al futuro.Salvo Alessi (5)Salvo Alessi, Cambi di FrequenzeLe opere di Salvo Alessi sono dedicate alla tematica del lavoro. A una nuova pseudocategoria di status a cui mirare, l’imprenditore, il colletto bianco con vestito su misura e cravatta larga, il top manager con stipendio capace di mandare in fallimento un’azienda. I cravattari di Alessi precipitano da cieli sulfurei, in una versione postmoderna degli impiegati senza volto di Magritte. Mostrano la loro forza sospendesi ad anelli olimpici. Fanno sfoggio della loro competitività, velocità, performatività ai blocchi di partenza di una gara podistica. Consultano quotidiani alla ricerca di nuovi sbocchi. Il loro Sacro Graal è il telefonino, la ventiquattro ore è il loro scudo. Intorno a loro paesaggio di vuoto pneumatico, cieli di fuoco e crepe che si aprono nell’asfalto della strada. Salvo Alessi rappresenta questa nuova casta di replicanti a cui tutto sembra concesso, in contrasto con l’uomo comune, il working class hero la cui unica scelta possibile sembra essere quella di cambiare canale con il telecomando.

Salvo Alessi, brainstorming_120x100


 LA REALTA’: POLITICA, RESISTENZA ED IDOLATRIA

Luigi Massari ed Emanuele Puzziello

Luigi Massari, 10Battagliero
un giaccone color nero marca la diversità

non lo salverà dal cero il suo lucido pensiero

il furore bandolero il potere che non ha

aspirante guerrigliero

Oh Battagliero

CCCP, Battagliero


Someone to claim us, someone to follow

Someone to shame us, some brave Apollo

Someone to rule us, someone like you

We want you Big Brother, Big Brother

David Bowie, Big Brother


I will occupy
I will help you die
I will run through you
Now I rule you too
Come crawling faster
Obey your Master

Metallica, Master of Puppets


 Questa mia generazione vuole nuovi valori

e ho già sentito aria di rivoluzione.

Ho già sentito

chi andrà alla fucilazione

Franco Battiato, Aria di Rivoluzione


You say you want a revolution
Well, you know
We all want to change the world (…)
But when you talk about destruction
Don’t you know that you can count me out

The Beatles, Revolution


Luigi Massari, 17Il rapporto con la realtà può essere declinato anche nei crismi di un violento tentativo di modifica. Ai giovani sicuramente – e non agli anziani – spetta il compito di fare la rivoluzione. La parola rivoluzione, però, nel suo significato etimologico, non significa altro che girare sempre intorno al medesimo punto. L’esercizio totalizzante (o totalitario) della politica spesso porta all’esercizio delle armi. Ritorna così il mito del guerriero/guerrigliero, attraverso valori pseudo-arcaici ma onnipresenti nei media e nello star system, come il sacrificio, l’eroismo, le facoltà trasformatrici dell’eroe, l’esercizio della violenza.Luigi Massari, 8Luigi Massari rappresenta l’aspetto più esibizionista e fashion delle estetiche guerrigliere. Ragazzini incappucciati con buste del pattume come i prigionieri politici in regime di deprivazione sensoriale, arabi muscolosi e ghignanti, con il logo della scimitarra e della mezzaluna, ragazzine in top e posa sexy con mitragliatrice in mano. Il passamontagna diventa un accessorio da sfoggiare, magari con un design accattivante, a coste, con gorgiera, oppure con un muso da scimmia come i pigiami di Paul Frank, raffiguranti i primati famosi per le loro facoltà di imitazione. Nell’equazione c’è tutto, moda, guerra, violenza, emulazione, scimmiottamento.

Luigi Massari, 5La moda della guerra e dell’eversione armata è parente prossima con la moda della morte, allusa dal portafiori ricavato da un teschio umano.

Luigi Massari, 3La giovinezza è un periodo in cui spesso si cade sotto i poteri manipolatori di capi carismatici da idolatrare. I maestri burattinai possono essere figure militari, santoni di varie confessioni, o anche i divi nelle loro più disparate incarnazioni, dai Beatles, a Madonna, fino a Marilyn Manson. Emanuele Puzziello rappresenta queste idolatrie, campionando i volti di una folla isterica, persa in pianti, urla o contemplazioni estatiche.

Emanuele Puzziello, Stato di alterazione, acrilico su tela, 10x10, 2011 (21)Emanuele Puzziello, Stato di alterazione, acrilico su tela, 10x10, 2012 (36)Emanuele Puzziello, Stato di alterazione, acrilico su tela, 10x10, 2011 (2)Emanuele Puzziello,  Stato di alterazione, acrilico su tela, 10x10, 2011 (4)Emanuele Puzziello, Stato di alterazione, acrilico su tela, 10x10, 2012 (37) Al centro dell’installazione il simbolo del fuoco generatore, un crocifisso portato dalla folla, che può essere indifferentemente inteso come idolo da venerare, martire esploso per la gloria di Allah, oppure rockstar in fase stage diving.

Emanuele Puzziello, Crepuscolo e Gloria, acrilico su tela, 100x100, 2011


LA REALTA’: IL CORPO

stella(Stefania Gagliano) e Stefania Cavicchi

stella (Stefania Gagliano) la mia solitudine sei tu


Pastiglie per il giorno, pastiglie per la notte, pastiglie per volare, poter toccare il cielo-oh, legali-illegali-ih, care ed economiche, pastiglie nere viola blu, multicolori-ih… Pastiglie-eh…Pastiglie…

Prozac +


Il Valium mi rilassa, il Serenase mi stende, il Tavor mi riprende,

c’è chi mi da energia e chi la porta via, c’è chi mi da energia, e chi la porta via

e voi che cosa volete, di che cosa vi fate, qual è la vostra pena, qual è il vostro problema?

CCCP, Valiumtavorserenase

 stella (Stefania Gagliano) prozac


Oh, I’m so young, so goddamn young.
Oh, I’m so young, so goddamn young.
Oh, I’m so young, so goddamn.
Set me free.

Patti Smith ,Privilege


Non avevano la licenza per I liquori, ma non c’era ancora una legge contro l’aggiunta di quelle trucche nuove che si sbattevano dentro al vecchio mommo, così lo potevi glutare con la sintemesc o la drenacrom o il vellocet o un paio d’altre robette che ti davano quindici minuti tranquilli tranquilli di cinebrivido stando ad ammirare Zio e tutti gli Angeli e i Santi nella tua scarpa sinistra con le luci che ti scoppiavano dappertutto dentro al planetario.

Alex, Arancia Meccanica


 Denise: Vorrei che il mio viso apparisse sulla copertina di Vogue.

Davi: Io vorrei essere Vogue.

(…) Denise: Non pensate che il mio viso sia perfetto per la copertina di Vogue?

Davi: Lady D. non approverebbe.

Demon: Lady D. è morta.

Davi: Viva la Regina!

Denise si avvicina allo specchio e con un pennarello traccia un rettangolo formato rivista attorno al suo primo piano. Scrivendoci sopra “Vogue” inizia a piangere e le lacrime le scendono fino al mento facendole colare il trucco.

Isabella Santacroce, Luminal, p.23


Noi ora vediamo in uno specchio, in enigma, ma verrà un tempo in cui vedremo faccia a faccia. Ora la mia scienza è parziale, ma verrà un tempo in cui io conoscerò per intero, come sono conosciuto.

I Corinti, 13,12.


Ho il corpo di una diciottenne. Lo tengo in frigo.
Spike Milligan


stella (Stefania Gagliano) oggi non sono vegetarianaIl confronto con la realtà passa in prima istanza attraverso l’interfaccia del corpo. Specchio deformante dell’interiorità, catalizzatore degli sguardi, focale di tutti i desideri, il corpo è il più importante garante dell’identità. stella (Stefania Gagliano) rappresenta giovani corpi tracciati con segni veloci, nervosi, continuamente riveduti e corretti. Corpi che si specchiano nei rituali della vestizione, mentre si annodano cravatte sottili su camicie bianche come la Patti Smith di Horses, e fissano il proprio doppio nello specchio in un’opera che si intitola La mia solitudine sei tu. Corpi privi di testa di fianco a frigoriferi che sembrano Vergini di Norimberga dal design anni Cinquanta. La giovinezza è l’età in cui il corpo splende nella sua più piena bellezza, eppure è anche il tempo in cui il rapporto col corpo si declina attraverso l’inadeguatezza, il narcisismo, il conformismo. Questi sono gli stessi imperativi che guidano il consumo di sostanze psicotrope. Analgesici contro il dolore, ecstasy empatogene che fanno sembrare tutto buono e giusto, Prozac contro il suicidio, Nurofen contro la dismenorrea, Viagra contro l’impotenza. Le pillole sono microuniversi per regolare le disfunzioni del rapporto fra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori. stella (Stefania Gagliano) mostra che, come i vestiti, le diete o i trattamenti estetici, gli psicotropi sono oggetti di consumo che cercano di correggere errori di comunicazione fra corpo, mente e mondo.

stella (Stefania Gagliano) karvezideAl centro di tutto, motore sfavillante ed instabile, il falso amico che ci dice come siamo e come dovremmo essere, lo specchio. L’opera di Stefania Cavicchi integra lo specchio con il packaging, le dimensioni, il formato, il codice a barre e il logo della rivista Vogue. Cavicchi crea un ritratto interattivo, dai soggetti fluttuanti e potenzialmente infiniti. Specchiandosi nel supporto, ogni spettatore può avere i suoi quindici minuti di gloria, e finire sulla copertina della rivista più fashion del mondo. Senza digiuni, liposuzioni, vestiti di Dieci Corso Como, conoscenze e veri o supposti talenti.

Stefania Cavicchi Vogue


LE VIE DI FUGA DALLA REALTA’: ARTE

Francesco D’Isa e NibaFrancesco D'Isa,  Solution


In the end, foe or friend, live apart

Call it hate, call it love, I call it art

The Kills, I Call It Art


Era molto più piacevole starsene a casa quando non c’era questo continuo ingrandirsi e rimpicciolirsi, e non mi toccava obbedire agli ordini di topi e conigli.

Alice nel Paese delle Meraviglie


Che il segreto dell’arte sia qui? Ricordare come l’opera si è vista in uno stato di sogno, ridirla come si è vista, cercare soprattutto di ricordare. Ché forse tutto l’inventare è ricordare.

Elsa Morante


Francesco D'Isa, incomprensione


Postmoderno [post-mo-dèr-no] agg. [f. -a; pl.m. -i, f. -e] si dice di tendenze, atteggiamenti culturali che considerano superate le certezze ideali, filosofiche, scientifiche proprie della modernità […] in ambito letterario e artistico, si dice di tendenze che, in polemica con l’ideologia del progresso, perseguono la commistione di modi e forme del passato con elementi e spunti innovativi.

Dizionario Garzanti di Italiano 2006


Io posso fare tutto quello che voglio. Anche tu.

Frank, l’uomo coniglio di Donnie Darko


Niba, Rubber RabbitNiba, Rubber RabbitNiba, Rubber RabbitIl Bianconiglio è un animale mitico e ambiguo. La sua simbologia, ctonia e notturna, rappresenta il richiamo a cui non è possibile resistere. È come un canto di sirena visivo, che porta in altri mondi. Alice insegue il Bianconiglio attraverso la sua tana, fino ad arrivare nel Paese delle Meraviglie. “Vieni”, dice Frank a Donnie Darko, e lui esegue, uscendo di notte in stato di trance. Trinity dice a Neo di seguire il coniglio bianco, per trovare Morpheus, il re dei paradossi, colui che svela la falsa natura della realtà e l’essenza reale dei mondi paralleli. I Bianconigli di Niba sembrano aver frugato proprio nei guardaroba dei protagonisti di Matrix, per munirsi di tutine di latex e paludamenti di pvc, in contrasto con la loro morbida peluria bianca, e in linea con la loro natura pre-civile di vittime sacrificali. Seguendo i Bianconigli di Niba, si arriva in uno dei multiversi che consentono di modificare e riscrivere la realtà, ovvero l’arte. Francesco D’Isa crea un mondo bidimensionale, elegante ed erotico, in cui l’iconografia della controcultura tipica della giovinezza si sposa con citazioni colte della storia dell’arte. scuola di fontainebleauSolution riprende l’impianto formale di una famosa opera conservata al Louvre, di un anonimo artista della scuola di Fontainebleau.  All’interno di una vasca da bagno configurata come quinta teatrale, la Duchessa di Villars strizza il capezzolo della sorella, Gabriella d’Estrees, che all’epoca stava per dare alla luce il bastardo di Enrico IV. Le due sorelle di Francesco D’Isa sono circondate da oggetti allegorici, cubi di Rubik e parallelepipedi che sembrano usciti da un quadro di Escher. Sfoggiano corsetti, mutilazioni da bambola e piercing. Incomprehension riprende la tradizione figurativa dei ritratti di nobildonne assieme ai loro animali da compagnia, primo fra tutti la Dama con l’ermellino, con sfondo damascato, filologicamente rinascimentale, e stola di materiale fluido e mutante. La stessa indossata dalla gigantessa in stile Aubrey Beardsley di Whales Fur.

Francesco D'Isa, whales%20fur


 VIE DI FUGA DALLA REALTA’: MODA E NUOVI LINGUAGGI

Gianluca Bernardini e DadoGianluca Bernardini, supremum vale


Now you know you’re sure lookin’ pretty
Rock the beat just a little faster
Now I know you are the master

Kool Thing, Sonic Youth


I can’t help the way I am, hope you don’t misunderstand

But I am too cool for you.

Camp Rock

Tanino-Liberatore-RanXerox-Heavy-Metal-Vol.-7-No.-4-July-1983-1


“Che lavoro fai?”

“Lavoro come fotomodella per Vogue-Teppista”

Anya, Ranxerox 2_ Lubna e le sue amiche, 1984


Molti writer delle inner cities erano “hip” e molto attenti ad essere “in” e avere stile. Per loro indossare bene l’ultima moda andava di pari passo con la difesa del territorio. Non era insolito vedere writers come Nard o Kool Kevin, Snake 131, Turban I e altri che andavano nei lay-up e nei depositi leccati dalla testa ai piedi, con giacche eleganti, cappelli di classe e pantaloni di pelle.

Phase Too, writer newyorkese


“Znòrt! Che bella vita, ‘ste ragazzine! Mai un pensiero, mai una responsabilità… Sempre a fare le belle fighe”

Ranxerox, Ranxerox 2_ Lubna e le sue amiche, 1984 RanXerox-Lubna


Non era niente di speciale. Essere fighi e dipingere. Ecco la maniera in cui eravamo. Io ero il Signor Pulito “Mr Clean”, e non mi insozzavo mai i vestiti. Andavamo tutti vestiti mega, non davamo a vedere alla gente quello che facevamo.

Cool Ski/Ski 168, writer newyorkese


Negli utlimi due anni abbiamo voltato e rivoltato i revival degli anni ’10, ’20, ’30, ’40, ’50, ’60, ’70, ’80 almeno trenta volte, e abbiamo lanciato almeno venti stili per gli anni ’90! Ricordo tutte le definizioni che abbiamo dovuto inventare, dal “post-moderno”, all’attuale “neonichilismo post-era manageriale”

Mr Volare, Ranxerox 1, 1981


Gianluca Bernardini, maiora premuntGianluca Bernardini mixa la monumentalità dei graffiti, i colori basici e cromati dei fumetti di Tanino Liberatore _ primo fra tutti Ranxerox _ e l’imperativo più forte di tutti i wannabe alternativi, ovvero quello di essere cool. Figo, carismatico, imperturbabile. Accanto a questi ingredienti ci sono le modalità plastiche, studiate, ed abili nel mischiare i codici proprie della pubblicità.

Gianluca Bernardini, ruit horaIl risultato è un melting-pot che dà alla testa, come Sri Lakshmi, la dea indiana dell’amore e della fortuna, che si accompagna con un porcellino e una cesellatura finissima di scritte, marchi e tags occidentali. Ultimamente l’advertising si diverte a veicolare il messaggio consumistico travestendolo con contenuti filosofici. Come nell’opera Ruit Hora (il tempo fugge), assieme ad un home-boy coi muscoli in tensione e la testa rasata. Supremum Vale, addio per sempre, urla un novello Orfeo vestito con una gorgiera tardo-cinquecentesca e circondato da un florilegio street-art. Ironica e raffinata, l’arte di Bernardini miscela i codici della storia della cultura, della controcultura e della pubblicità fino ad ottenere un linguaggio che possiamo ascrivere alla temperie Neo-Manierista.

Gianluca Bernardini, shri lakshmiA dialogare con esso, un graffito tridimensionale del writer Dado, maestro bolognese di wild-style, lo stile più complesso ed estremo del writing.

Dado 2003Dado gioca con gli stilemi della sua disciplina, sottraendola alla tradizionale bidimensionalità del muro, ricreando il muro come scultura-supporto e decorandolo con mezzi impropri. Invece della bomboletta, il ricamo. Esattamente come il writing, nei secoli scorsi il ricamo è stato considerato un’arte minore. L’usura rovina i ricami in tempi brevi, come la solerzia degli sceriffi cittadini cancella i graffiti. Dado lascia la sua tag sotto al ricamo murale di due porcellini, che si linkano a quello rappresentato da Bernardini di fianco a Lakshmi, la dea del coraggio e delle facoltà percettive.

Dado, il muro cucito


 VIE DI FUGA DALLA REALTA’: SUBCULTURE

Andrea Simoncini Gibson e Fabio VialeAndrea Simoncini Gibson1


Lydia oh Lydia, say have you met Lydia,
Lydia, the Tattooed Lady.
She has eyes that folks adore so,
And a torso even more so.

Groucho Marx, At The Circus


Le mode spazzavano via la gioventù dello Sprawl alla velocità della luce; intere sottoculture potevano nascere in una notte, prosperare per una dozzina di settimane, per poi scomparire del tutto

William Gibson, Neuromante


Chi vi credete che noi siam, per i capelli che portiam,
Noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre

Up patriots to arms, Engagez-Vous

Franco Battiato


 Anche queste quaglie erano vestite all’estremo grido, con parrucche viola, verdi e arancione sul planetario, roba che non costava meno di tre o quattro settimane del loro stipendio, direi, e trucco in carattere (arcobaleno intorno ai fari, cioè, e il truglio dipinto larghissimo).

Alex, Arancia Meccanica


We who are not as others

We who are not as others

We who are not as others

We who are not as others

Sepultura


I giovani sono incredibilmente conformisti nella loro ribellione.

Andrzej Majewski


fabio-viale+nicolai lilin, _kourosIl Kouros è stato uno dei primi modelli astratti di bellezza con cui la cultura occidentale si è confrontata. Un corpo maschile giovane, statico e pesante all’inizio, poi sempre più morbido, scolpito, anatomicamente perfetto. Dalle treccine col sorriso arcaico, fino al chiasmo di Policleto. Il Kouros di Fabio Viale mostra l‘ideale odierno di bellezza maschile, un torso atletico come quello di un calciatore, ricoperto di tatuaggi. Non però quelli tradizionali o tribali dell’establishment miliardario del mondo dello sport, bensì una serie di segni che veicolano un altro modello di vita, altrettanto ricco ma più pericoloso. Più da mitologie Pulp-Fiction dell’Europa dell’Est. I tatuaggi di Nicolai Lilin, realizzati con pigmento segreto su marmo bianco, sono i tatuaggi tradizionali siberiani, un linguaggio figurativo di epoca pre-cristiana adottato come codice segreto dalla comunità criminale degli Urka russi. Questa antica cosca criminale, combattuta dagli zar e quasi distrutta da Stalin, è sopravvissuta ai secoli conservando un rigoroso codice d’onore di stampo romantico, ma ora si sta contaminando sempre di più con la mafia russa. I tatuaggi tramite cui i suoi affiliati si riconoscono fra di loro vengono customizzati addosso a ciascun soggetto, come protezione e referenza nel mondo criminale. La scrittura apocrifa di questi tatuaggi racconta la storia personale dei loro proprietari. Ma solo a chi la sa decifrare.

Andrea Simoncini Gibson, WAKING DREAM 2010Andrea Simoncini Gibson utilizza un immaginario erotico assolutamente contemporaneo. Esso nasce con le New York Girls di Richard Kern, evolvendosi poi nelle Suicide Girls, riunite su un sito dal 2001 e battezzate da Chuck Palanhiuk nel suo romanzo Survivor. Corpi giovani, estremi, barocchi, post-umani nei loro tatuaggi, scarificazioni, innesti e decori. Simoncini satura le sue cyber-babes di colori pop, per esaltare il manierismo dei loro corpi, in cui natura e artificio si fondono in crismi di seduzione molteplici e contradditori. Dalla santità erotizzata delle estasi barocche, alla duttilità snodata della bambola, dalle freak tatuate dei padiglioni ottocenteschi, fino alle pinup degli anni Cinquanta.

SuicideGirls__JaneDoe_by_builttospillloveI soggetti di Simoncini sono spesso delle opere d’arte viventi, sui cui corpi sono inscritte sentenze come “La vita è illusione” o “L’apparenza inganna”. Nel discorso polifonico sulla giovinezza, Simoncini e Viale individuano la via di fuga dal reale che passa attraverso l’elaborazione di codici corporei antagonisti da parte delle subculture. L’estetica dello shock mostra con questi due artisti i suoi copioni di regole. Perché il corpo che si trasforma in spettacolo difficilmente può prescindere dal sistema delle merci e dal consumo.

Andrea Simoncini Gibson, L'APPARENZA INGANNA 2009

Andrea Simoncini Gibson


NADSAT, inaugurazione sabato 24 marzo 2012 presso Gallerie Civiche di Palazzo Ducale, Pavullo nel Frignano (MO).

Dj set GGang, Visual Set Colette Baraldi

Artisti esposti: auroraMeccanica, Salvo Alessi, Colette Baraldi, Gianluca Bernardini, Stefania Cavicchi, Silvia Camagni, Dado,  Francesco D’Isa, Francesca Ferreri, stella (Stefania Gagliano), Angela Loveday, Paolo Maggis, Luigi Massari, Matteo Mezzetta, Niba, Emanuele Puzziello, Andrea Simoncini Gibson, Fabio Viale, Nicola Verlato, Massimiliano Zaffino, Francesco Zefferino, Claudia Zicari.

Un progetto a cura di Luiza Samanda Turrini, a cura di Luiza Samanda Turrini e Paolo Donini.

Patrocini: Comune di Pavullo nel Frignano, Associazione Culturale Arscenica, Drago Lab, Laboratorio di Altre Scritture


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