L’OTTAVA ORA ___ Storie di spettri giapponesi nelle opere di Katsushika Hokusai, Tsukiyoka Yoshitoshi, Maruyama Ōkyo, Mariko Mori e Miwa Yanagi


Utagawa Kuniyoshi Takiyasha_the_Witch_and_the_Skeleton_Spectre


Secondo l’antico sistema giapponese di contare il tempo, l’ottava ora, yatsudoki, corrispondeva alle nostre due del mattino. Ogni ora giapponese era uguale a due ore europee, così che c’erano soltanto sei ore al posto di dodici: queste sei ore venivano contate alla rovescia, cioè 9, 8, 7, 6, 5, 4… Così l’ora nona corrispondeva al nostro mezzogiorno o alla nostra mezzanotte, le otto e mezzo erano la nostra una, le otto le nostre due. Le due di mattina, dette anche l’ora del bove, erano l’ora giapponese degli spiriti e dei fantasmi

Hugo Von Hofmannsthal


Al mondo esistono otto milioni di deità, e noi viviamo costantemente circondati dagli spiriti.

Secondo lo shintoismo, la religione animista del Giappone preistorico, dopo la morte gli esseri umani si ritrovano in una realtà parallela compresente alla nostra, sotto forma di spettri, dei, o altre entità. Se i rituali di purificazione del defunto non vengono eseguiti secondo tutti i crismi, il morto si trasforma in yuurei, fantasma confinato nei luoghi dove ha vissuto. Lo yuurei è una creatura completamente assorbita da un desiderio: può venir esorcizzata solo dopo che il suo desiderio è stato appagato.

Yoshitoshi ryakuga by Tsukioka Yoshitoshi (1882)Nella terra del Sol Levante, le ombre sono per lo più di sesso femminile e, a differenza del setting occidentale, che predilige il gelo dell’inverno, sono solite manifestarsi durante la calura estiva. Demoni dal collo lungo, oni dai grossi artigli, dispettosi tengu con la testa d’uccello, stupefacenti yukai, il mondo dell’aldilà giapponese è instabile ed eclettico. I suoi fantasmi sono generalmente detti bakemono, cosa ossia ciò che si trasforma. Katsushika Hokusai ha rappresentato più volte le rokurokubi, donne-vampiro dal collo allungabile per diversi metri.

hokusai_rokurokubiyoshitoshi Adachi_MoorL’artista ottocentesco Tsukiyoka Yoshitoshi, giunto alla fama per aver contaminato il mondo fluttuante con elegantissime immagini di sangue e torture, dedica una serie di stampe a trentasei celebri storie di fantasmi.

Yoshitoshi_The_Enlightenment, Thirty-Six Ghosts Thirty-Six Ghosts, Yoshitoshi yoshitoshi, 36 ghosts yoshitoshi Maruyama Okyo, maestro ukiyo-e del periodo Edo, ha dipinto per la prima volta lo spettro di Oyuki, cameriera uccisa e gettata in un pozzo a causa di un piatto mancante, ritraendola con i tratti che andranno a costituire l’iconografia tradizionale della yuurei.

ghost_of_oyuki_ Maruyama OkyoIl kimono bianco katabira è tipico dei riti funebri, come anche l’acconciatura: le donne adulte del Giappone tradizionale si raccoglievano sempre i capelli, lasciandoli sciolti solo il giorno del loro funerale. La veste bianca e la maschera di capelli neri saranno ripresi per creare l’icona horror Sadako del ciclo The Ring, composto da romanzo (Koji Suzuki, 1991), film (Hideo Nakata, 1998) e remake (Gore Verbinski, 2001).

samara the ringSe l’Occidente ha l’abitudine culturale alla divisione – il suo oltretomba è racchiuso da limina invalicabili, custoditi da feroci guardiani; solo eroi eccezionali possono varcarne il confine, e in nessun caso nulla può uscirne -, in Giappone, invece, il Meido (mondo dei morti) e lo Shaba (mondo dei vivi) sono due dimensioni parallele che sussistono sullo stesso piano di esistenza. Il loro rapporto è molto più fluido, permeabile, i loro confini meno categorici. Gli interstizi fra i due mondi non sono segnalati, e a volte può capitare di varcarne uno casualmente. È un po’ quello che capita a Chihiro, la protagonista de La città incantata (Hayao Miyazaki, 2001), che da un momento all’altro si ritrova a lavorare in una beauty farm di fantasmi.Il primo occidentale che ha tracciato una topografia dell’aldilà giapponese è stato Lafcadio Hearn. Giornalista nell’America del XIX secolo, scrive reportage sugli emarginati e sulle pratiche vudù di New Orleans, contraendo matrimoni fuorilegge con donne di colore. Infine approda in Giappone, sposa la figlia di un’illustre famiglia e diventa samurai, con il nome di Koizumi Yakumo.

Lafcadio-Hearn-JPEGLafcadio Hearn ha scritto numerose antologie sugli spettri e sul folclore locale, e ha affermato che “il Giappone è un paese governato dai morti”.

Hearn_KwaidanIl suo Kwaidan è stato riadattato da Masaki Kobayashi, per il suo omonimo film. Kwaidan è la parola per ciò che in Occidente viene tradotto con “horror”.

Masaki Kobayashi, Kwaidan , 1965Restando sul fronte delle arti visive, Tom Na H-Iu è un vero e proprio portale fra il mondo dei vivi e quello dei morti, creato da Mariko Mori, la regina del post-human giapponese contemporaneo. Nella mitologia celtica, Tom Na H-Iu  è il limbo in cui le anime dei defunti aspettano di reincarnarsi. L’opera è un megalite di vetro, alto quattro metri e mezzo, illuminato da led intelligenti. Una morbida luce che pulsa nel buio, giochi, aurore, ritmi lenti e biologici. tam na h-yuk 2005-2006 4 metri e mezzoQueste fonti luminose sono regolate dalla connessione con il Super-Kamiokande, un osservatorio a neutrini, che si occupa della decadenza dei protoni e di captare la luce delle supernove. Ogni volta che una stella della Via Lattea muore, l’opera di Mori si illumina. Le supernove sono le entità più poderose della galassia, ed anch’esse vanno incontro alla morte. La radice etimologica di desiderio (costituente fondamentale dell’arte, assieme alla paura) è de-siderum, in cui sidum-sideris vuol dire proprio stella. Vita e morte sono i termini estremi di desiderio e paura.Miwa Yanagi rappresenta le Windswept Woman, definite “vecchie ragazze visitatrici da un altro mondo”. Donne urlanti, circondate da turbini che sollevano le loro chiome, di età indefinibile. Alcune parti del loro corpo sono floride, altre incartapecorite. Intorno a loro, nubi plastiche, desolati paesaggi di montagna, caligine e chiari di luna.

miwa yanagi windswept woman2 miwa yanagi windswept womanPer la cultura giapponese dei secoli scorsi, le montagne erano spesso luoghi di inumazione, considerati sacri. Le montagne erano residenze di un’altra genìa: le divinità kami, gli yokai dall’aspetto grottesco, gli oni, demoni che cavalcano le nubi e gli spiriti del vento e del tuono, oppure di Yama-Uba, mostri femminili cannibali, trasposizione folklorica dell’abitudine di abbandonare fra i monti le donne anziane da parte di famiglie indigenti. Le Windswept Woman sembrano una sintesi di tutte queste creature,a dimostrazione che in Giappone l’ottava ora continua a ripetersi da millenni, sempre, tutte le notti.

Kawanabe Kyosai


Pubblicato su Drome Magazine 19, the supernatural issue, p. 88


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