CREATURE SIMILI [parte II-B] ___ Codici vestimentari ed icone dei primi dark degli anni Ottanta


cover creature simili

Dopo aver preso in considerazione la storiografia e la geografia della subcultura dark, i suoi vettori di movimento nel tempo e nello spazio nella prima parte di questo articolo, in questa seconda parte [divisa per comodità di lettura in due  pezzi] ci stiamo focalizzando sulla figura fisica del proto-goth, considerandola in due prospettive, interno ed esterno. Per capire cosa frullava nella testa dei primi dark italiani abbiamo quindi preso in analisi le darkzine e l’editoria autoprodotta [nell’articolo IIA], che rappresentano al meglio cosa pensavano gli appartenenti a questa subcultura, cosa amavano, contro cosa combattevano. Ed ora considereremo l’aspetto esterno, l’abbigliamento, i codici vestimentari. Angie-e-Muriel,-foto-credits-di-Roberto-Vernetti

I punk e i dark rifiutano il pornografico e falso ottimismo degli anni Ottanta, e vogliono che questo rifiuto sia visibile. È una dichiarazione di guerra permanente, fatta innanzitutto attraverso i codici dell’abbigliamento. Il messaggio viene recepito, infatti essere punk o dark in Italia negli anni Ottanta è una battaglia quotidiana, in cui si è costantemente esposti a ogni genere di insulto, da parte di chiunque. Passanti, conoscenti, autorità varie, ognuno di loro si può sentire chiamato a rispondere al messaggio. C’è la compagna di classe che ti aspetta ogni giorno in cortile per farsi il segno della croce, chi canta il motivetto della famiglia Addams quando passi tu, chi ti urla dietro “becchina”, “corvetto”, o il classico “frocio”. C’è chi con somma fantasia ti chiede se hai preso la scossa, oppure se ti è morto il gatto, che forse fra tutti è l’insulto più stronzo, nonché il nostro preferito.  gatto current 93Negli anni Ottanta, l’essere dark può suscitare la reazione del professore progressista che ha appena letto I Ragazzi dello Zoo di Berlino e ti dice che tu sicuramente ti droghi. E se non ti droghi, dovevi comunque farti aiutare, perché presto inizierai a farlo.christiane f


 ALL DRESSED IN BLACK

credits roberto vernetti, 1983, joykixPer i goth l’obbligo del nero è assoluto, con pochissime variazioni concesse, tendenzialmente bianco, grigio o viola. Alla storia del colore nero abbiamo già dedicato questo articolo, e il suo seguito. Joykix, Creatura simile e membro della redazione di Decoder, ha detto: “Non dovevi avere nulla che non fosse nero. L’atteggiamento era tra l’angosciato, il disperato e il malinconico, e il comportamento doveva essere molto dandy, decadente ed estremamente curato. (…) Utilizzavamo tantissimo dei simbolismi legati alla necrofilia, alla morte, al cimitero, e infatti andavamo nei cimiteri, ma non certo a profanare tombe. (…) E poi c’era la storia dei piercing e dei tatuaggi, che allora erano illegali, e si doveva sapere che lì dentro c’era uno che tatuava perché rischiava non so cosa. I piercing provenivano dagli Psychic Tv e da tutto quel giro lì. Avevano una ritualità e un senso molto forte per la persona che se li faceva. Usavamo totalmente il nostro corpo per esprimere tutto ciò che pensavamo e sentivamo: era l’unico territorio che ci era rimasto.”genesis

Nonostante l’imperativo categorico del nero, l’affiliazione gotica si può declinare in vari modi. Sergio di Meda racconta: “C’erano delle distinzioni fra noi, diversamente da oggi che siamo un giro abbastanza uniforme: i new romantic erano vestiti con mille fronzoli, il new waver con la giacca, il cravattino e il taglio anche da donna, mentre i dark dell’epoca usavano molto le croci, spesso al contrario. Non so perché ci fosse questa moda, credo che stesse a significare un rifiuto della religione.”liquid-sky2

Il dj Pino Carafa, osservando attentamente la fauna danzante sotto alla sua consolle all’Hysterika, ha potuto storicizzare l’evoluzione dello stile dark nel corso degli anni: “Per il new waver il look era libero e anche un po’ più sbarazzino, nel senso di fantasioso. La dark wave è l’estremizzazione della new wave che preferiva il grigio al nero. Io direi che dall’80 alla fine dell’84 eravamo più new wave, poi verso l’85 c’è stata la svolta dark: non vedevi più nessuno in giro con il ciuffo e il cappotto grigio. (…) Dall’Hysterika in poi, quindi, la musica era Alien Sex Fiend, Cramps, Sisters of Mercy: roba pesante, più estrema. E il look diventava più estremo di conseguenza: capelli più cotonati, trucco calcato, unghie dipinte di nero, stivaletti con settemila fibbie, pantaloni con cerniere, cose che somigliavano molto al punk. Sembrava un punk tirato a lutto. E fino all’89 è stato così.”

goth 80's, via deathrock

Le contaminazioni con gli altri generi si articolano quindi secondo vari sistemi di parentela.

I pantaloni stretti, le fibbie, le maglie di rete strappata, le abbondanti rasate laterali, il feticismo delle cerniere e del cuoio nero, la componente marziale e visivamente violenta, l’estetica della lacerazione, la logistica in vista dello scontro, arrivano dall’ambito punk.jonny slut

Un altro elemento molto importante condiviso con l’estetica punk è la personalizzazione del chiodo, giacca marziale di cuoio nero simile come vestibilità ai farsetti militari attillati e imbottiti dei quadri del Rinascimento, che viene arricchita con i blasoni dei gruppi preferiti.personalizzazione-del-chiodo-a-sinistra-quello-di-sergio-da-meda

I particolari più rococò, i pizzi, il trucco con base bianca, i mantelli e tutto ciò che è teatrale, che riguarda il Settecento e la pirateria arriva dalla temperie New Romantic.adam ant annabella bow wow wow boy george blitz kids 80s new romantic steve strange

Il versante dandy più sobrio, con le giacche eleganti da uomo e gli impermeabili, viene mutuato dalla New Wave e dal postpunk di Manchester.Anton Corbijn - Joy Divisions

Se molte persone preferiscono confezionarsi da sole i propri vestiti ed accessori, gradualmente si viene a delineare anche una mappa di negozi specializzati. In via Torino, nella Milano degli anni Ottanta, si trova Inferno e Suicidio, che aprirà una succursale a Bologna vicino all’imbocco di via San Felice. inferno_copertinaPoi c’è Zac Style, che confezionava a mano abiti non perfetti a livello sartoriale ma che addosso stanno da dio. Eleonora Mosca racconta: “Sotto la metropolitana del Duomo c’era lo Zoccolaio: ci andavano i goticoni a comprarsi lo stivaletto d’ordinanza con la punta lunghissima, le fibbie, il pantalone molto stretto, le giacche, le redingote con tanto viola, il colore delle pompe funebri. E oro, nero, croci gigantesche.”


LOST LITTLE GIRL

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L’abbigliamento delle prime ragazze dark è molto diverso da come siamo abituati a concepirlo ora, a distanza di trent’anni. Fare parte di una subcultura negli anni Ottanta spesso si lega, soprattutto per le ragazze, ad un rifiuto della stereotipia di genere di quegli anni. La donna socialmente accettata in questo periodo è scolpita dall’aerobica, abbronzata, griffata, sorridente, disponibile. Può essere la giovane paninara con il fiocco imbottito in testa e i calzettoni a quadri, la maggiorata con la permanente e il body sgambato, la donna in carriera con il tailleur. Questi stereotipi rappresentano un po’ le varie età della donna, la stessa donna vista dagli occhi maschili della classe dominante degli anni Ottanta. La paninara è la ragazzina felice di uniformarsi e di sposare Simon Le Bon, la maggiorata è la fanciulla cresciuta e diventata sessualmente desiderabile e disponibile, la donna carriera è la maggiorata provvista di dote, pronta a convolare a ricche e vantaggiose nozze. Il classico fanciulla, puttana e madre.FEMMES DE LIBERATORE NE[DRU].indd.pdf In opposizione ai colori sgargianti della moda anni Ottanta e alla sessualizzazione come imperativo per essere accettate, le prime dark utilizzano il nero integrale e si vestono spesso con camicioni ed abiti lunghi e informi, che nascondono il corpo. Spesso si tagliano i capelli cortissimi. È una precisa presa di posizione politica.donatella bartolomei L’ibridazione della scena dark con l’immaginario fetish e la conseguente sessualizzazione dell’icona della ragazza dark, con tacchi a spillo vertiginosi, corsetto vittoriano e paraphernalia BDSM, avverrà soltanto negli anni Novanta.Latex Corset , body and gloves by Atsuko Kudo Latex

Negli anni Ottanta la moda dark femminile si declina lungo tre grandi direttrici: punk virato al nero, abiti neri informi contro la stereotipia sessuale e richiami a ciò che costituisce il grande rimosso dell’immaginario sgargiante e vitalistico degli anni Ottanta, ovvero la morte, con trucchi cadaverici, labbra nere, ragnatele dipinte sul viso.  D’altra parte la pressione di questo rimosso si avverte per vie traverse non solo nelle subculture, ma anche nell’immaginario mainstream degli Eighties: accanto ai polsini di spugna delle dive dedite all’aerobica e dei culturisti si assiste a una fioritura mai vista del cinema horror, pieno di zombie e corpi in disfacimento.reanimator-number-5

Oltre alle linee direttrici che abbiamo individuato, ovviamente c’è anche Siouxsie Sioux, alla cui iconografia le ragazze attingono a piene mani. Molte prendono spunto non solo dal trucco teatrale e dalla chioma cotonata, ma anche dal suo periodo punk, in cui Siouxsie aveva i capelli corti, l ’uniforme composta da maglia bianca e completo da uomo e il trucco da Arancia Meccanica.sioxsiedonatella bartolomei a Rimini nel 1988. roxie-creature-similisiouxsie-drinking-a-soda-70s

Sara, una delle proto-goth intervistate su Creature Simili, ha detto:” La mia era un’estetica totalmente oltre: nessuno intorno a me riusciva a dire “ti sta male questa cosa” perché io ero “altra” rispetto a ogni tipo di canone”

 


A NEW FORM OF BEAUTY: LE ICONE MASCHILI

ANDROGINE

virgin prunes muteguggiUna componente molto forte dell’immagine goth è una spiccata androginia. Non solo per le ragazze, con le loro palandrane nere decostruite, ma anche per gli uomini che – cosa mai vista in Italia a parte forse il Renato Zero nazionale – si truccano pesantemente. A livello storico, nell’ambito delle subculture, l’androginia diventa codice preponderante con il glam e con il protopunk dei New York Dolls. Il trucco maschile goth vira tutto ciò al nero: l’alieno transessuale coi glitter si trasforma in questo modo in zombie con le macchie di livor mortis. Icone assolute in questo senso sono i Virgin Prunes, che mettono in scena un’estetica inneggiante ad un tribalismo fangoso, postapocalittico e transgender. Beautysmguggi33

I frontmen dei Virgin Prunes sono due figure maschili complementari, uno massiccio, con lineamenti duri e squadrati, l’altro sottile, nervoso, efebico. Entrambi sono vestiti da donna, con trucco cadaverico ed orbite annerite. Nei loro corpi possiamo riconoscere il ritornante, l’educanda un po’ sadica in abiti bianchi e neri, il travestito orrido da strada, il tossicodipendente esangue, l’alienata vittoriana e, last but not least, il Diavolo. virgin prunes (2)the-devilRichard Metzger ha scritto su Dangerous Minds: “If Satan himself had a band, they would try to sound like the Virgin Prunes.” Una tradizione figurativa demoniaca molto rilevante, che va dai Tarocchi tradizionali marsigliesi fino all’interpretazione di Rosalinda Celentano in La Passione di Cristo, è connotata dall’androginia, dalla coesistenza nel Diavolo di attributi maschili e femminili, e i Virgin Prunes sembrano saperlo molto bene. satana-la-passione-di-cristo-mel-gibsonDurante i live, Gavin Friday e Guggi urlano come indemoniati, fanno movimenti ossessivi, strisciano sul palco, si fissano a guardare cose che non ci sono ed emanano una grande energia sessuale. Nino La Loggia ha detto: “I Virgin Prunes erano incredibilmente teatrali: le loro performance erano veramente oltre, molto fisiche. Entrambi si vestivano da donna ma in maniera grezza, maschile, con niente. Ricordo l’apertura del concerto, con loro che gettavano il borotalco, la musica molto suggestiva, pochissima luce. E poi la performance era fatta di colore, sangue, rosso, vernici, loro che si arrampicavano.”virgin prunes2Nell’iconografia maschile goth l’androginia demoniaca si lega all’amore estetico (quando non viscerale) per la morte.what should we do if the baby turns blue

Nik Fiend degli Alien Sex Fiend graficizza il trucco da zombie, rendendolo quasi fumettistico e ponendosi come erede iconico di Alice Cooper.1024px-Alien_Sex_Fiend_Paris_Loco_4-2 Un’altra figura molto amata dai goth è Lux Interior dei Cramps, i cui tratti costitutivi sono il sospensorio in pvc, le urla telluriche e i tacchi a spillo, mentre proclama di essere “a beautiful monster from the outer space” con un “daddy devil”. lux interior 2

All’interno di quest’immaginario di matrice demoniaca spicca la figura del vampiro, incarnata in chiave contemporanea da Peter Murphy, con i suoi occhi sfavillanti da divo del cinema muto e gli zigomi affilati. Peter-Murphy-Holy-Smoke-1992Non è un caso se Miriam Si Sveglia a Mezzanotte parte con un concerto dei Bauhaus, e se Murphy presterà il viso (unito al fisico di Iggy Pop) ad Eric Draven, protagonista del fumetto Il Corvo, creato da James O’Barr alla fine degli anni Ottanta e ristampato da 27 anni a questa parte.james o barr the crow

Robert Smith, con i capelli cotonati a nuvola e il rossetto rosso sbavato, è un’icona traversale ai generi, forse l’unica a cui si ispirano sia ragazzi che ragazze.

©Roel Dijkstra-Vlaardingen Pinkpop 19 mei 1986 Geleen - Water boys - Cure

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TWIST AROUND A LOCK OF HAIR

via nowthisisgothicI capelli costituiscono un capitolo a parte, per cui ognuno custodisce la propria formula segreta. Queste metodologie vengono riportate in gran numero nel saggio Creature Simili di Tosoni e Zuccalà: per far stare i capelli su, Eleonora Mosca ci mette la farina, assieme alla lacca, oppure assieme alla birra e al gel. Andy usa la tecnica cotonatura-lacca-ricotonatura. Ad Antonella Pala la bomboletta di lacca dura in media due giorni. Angela Valcavi porta i capelli “un po’ neri un po’ rossi, tenuti dritti inizialmente con lo sciroppo di zucchero: scioglievo lo zucchero nell’acqua, intingevo la testa nello sciroppo e, restando con la testa abbassata, per gravità, asciugavo i capelli con il phon e rimanevano perfettamente rigidi. Poi è arrivato il gel Tenax, ma non era efficace quanto lo sciroppo, finchè finalmente ho scoperto il sapone: bastava inumidire i capelli, passarci la saponetta e rimanevano perfetti, inchiodati. Nel periodo di transizione da Fame ad Amen, c’è stata una graduale trasformazione in me: i capelli si allungavano e si cotonavano, abbandonando le creste inchiodate.”

crow3Per quello che riguarda il suo look, Angela Valcavi ha dichiarato: “Ero prevalentemente punk, con tante cose colorate, tipo pantaloni azzurri a pois neri, tamarrissime magliette tigrate, giacche di pelle, anche se il nero predominava.” Ma questo avviene nei primi anni Ottanta, nel periodo di Fame. Con Amen il nero diventa totale, e ad esso si vanno ad aggiungere particolari cyber tribali.Il saccheggio della ferramenta è stato indispensabile. Ho fatto dei gioielli bellissimi con plastica rondelle viti dadi e affini. Anche le cinture! (…)  Ai dodici fori dell’orecchio sinistro (dopo si sono chiamati piercing) mettevo i chiodi. Li inserivo da dietro così che la capocchia facesse da fermo.”nails-1

L’abito, la divisa punk o dark degli anni Ottanta, proprio per la sua imperfezione, per la sua mancanza di patinatura glamour, è un vettore di unione, di coesione sociale. Roxie ha detto: “A Novate Milanese ho scovato due creature simili: prendo un treno e vedo una ragazza, ci osserviamo, non ricordo chi delle due abbia fatto il primo passo. Ho conosciuto così anche Ezio, un caro amico di quegli anni. Erano incontri casuali che avvenivano per riconoscimento, proprio come per le specie animali: un evento etologico.

Molti altri protagonisti della prima scena dark raccontano di episodi analoghi.Weegee, 1956


LO STILE, LA NORMALIZZAZIONE E LA

MORALE DELLA STORIA

walter, sergio di meda, mario, 91-92, dall'archivio di Sergio di Meda

L’attenzione al dettaglio e all’aspetto è qualcosa di giusto perché è una forma di amore e attenzione nei confronti di se stessi. A ciò, negli anni Ottanta, si unisce l’espressione di un antagonismo reale, del volersi separare da ciò che nell’ambito della corporeità è socialmente accettato. Emanuela Zini ha dichiarato: “Ti svegli la mattina, apri l’armadio, e decidi di indossare quegli abiti perché credi che tutto ciò abbia un valore simbolico. Tutt’altra cosa è quando indossi quelle cose per andare nella tal discoteca dove tutti sono vestiti così.” All’epoca la Valcavi scriveva su Amen: “Il soggettivismo è una parte naturale dell’istinto umano ed emerge o come bisogno della sopravvivenza o in risposta a delusioni e sconfitte. (…) Le sottoculture spettacolari esprimono contenuti proibiti, sono quindi fenomeni di disarticolazione della quiete sociale. L’adozione di uno stile, e quindi di simboli subculturali che esprimono identità, è un gesto assai più impegnativo e significativo di quanto non comporti la semplice adozione di una moda. (…) E’ chiaro quindi come uno stadio di attacco alle sottoculture da parte dell’ideologia dominante agisca sulla standardizzazione e massificazione dei simboli dirompenti e delle sottoculture stesse, in favore di un reintegro nella normalità del significato dei segni. (…) Lo stile produce una doppia risposta: o viene attaccato e ridicolizzato sui giornali d’opinione, oppure celebrato nelle riviste di moda. E tutto ciò avviene soprattutto grazie al rapporto notoriamente ambiguo che esiste fra le sottoculture spettacolari e le varie industrie che se ne servono e le sfruttano.”via misanthropic messiah

Il codice vestimentario delle controculture degli anni Ottanta non è qualcosa di fine a se stesso, né qualcosa che possa essere comprato. Ora si vedono alternative model con addosso migliaia di euro di tatuaggi, piercing, gioielli gotici griffati Blood Milk, parrucco con gradazioni di colori acidi perfette e vestiti da passerella di Kokon To Zai. Sono quasi tutte fighissime, per carità. Peccato che molte volte sotto questa incantevole patina non ci sia nulla, nessuna cultura, nessuna istanza critica, solo voglia di apparire e di conquistare XK follower su Instagram. corpse

Ora basta avere i soldi, un po’ come i paninari degli anni Ottanta, e si diventa alternativi per magia.already deadIl saggio della Valcavi continua prendendo in disanima lo stile delle subculture normalizzate, addomesticate, ridotte a pura moda esteriore: “Ma il fatto che questi gruppi siano visibili non significa che “sono”; essi infatti esistono nel loro apparire, e non nel loro essere, ed il loro essere è dato dal momento in cui appaiono. Questi nuclei sono una triste espressione della società post-industriale, proprio perché esistono come forma di solitudine e di isolamento, in un momento artificialmente creato come collettivo. (…) Questi gruppi quindi, esistono solo visivamente, e solo tramite i simboli della moda corrente. I soggetti che li compongono appaiono come identità di gruppo, essendo in realtà solo la rappresentazione di un mondo immaginario.amen-pagina-sulla-moda

Queste cose venivano scritte su una fanzina autoprodotta, nella prima metà degli anni Ottanta, prima della diffusione del pc, prima di internet, prima di Instagram, prima delle alternative model griffatissime, prima di Facebook.

E quindi la morale della storia potrebbe essere: ascolta musica industriale, sbattiti e studia, così sarai in grado di predire il futuro con trent’anni di anticipo. Ma solo se pensi che “La nostra lotta e le nostre azioni vogliono arrivare al di là dei simboli.Three-legged Raven by Larry VienneauPS. Vestiti come ti pare. Ma possibilmente di nero.Cornelis De Voss, brother-in-law of Anthony Van Dyck


Grazie a Sergio di Meda, Donatella Bartolomei, Joykix, Angela Valcavi, Alessandro Papa e Simone Tosoni, per le info integrative e le immagini.


 

Bibliografia

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Simone Tosoni, Emanuela Zuccalà, Creature Simili. Il dark a Milano negli anni Ottanta. Agenzia X, 2013.

Marco Philopat, Costretti a sanguinare. Shake Edizioni. 1997

AA.VV, RUMORI SACRI. Le vie esoteriche e mortifere di quattro protagonisti della musica post-industriale italiana. Kali Yuga Edition, 2011.

Amen, numeri 4 e 6.

MURDERS, Slaughter productions, 1993.

Sick. Tortura Psichica, 999 MAD PRODUCTION, Marco Rotula – art studio

Healter Skelter, numero 3, Slaughter Productions

Sick Things, numero e anno non indicati.Albert-Joseph Pénot- Bat-Woman, 1890

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